Mascalcia in Opera

Il punto di partenza: quando un condannato riceve una pena detentiva le probabilità che torni a delinquere si risucono se durante la  permanenza in carcere ha avuto la possibilità di accedere a corsi di formazione ed ha la possibilità di lavorare, ovvero di svolgere attività risocializzanti e responsabilizzanti. Purtroppo per i detenuti, che non sono supportati a livello familiare e sociale, è molto difficile riuscire a percorre il tragitto di reinserimento. 

Mascalcia in Opera ha consentito a 8 detenuti della Casa di Reclusione di Opera di imparare e praticare un mestiere antico: il maniscalco.  

Si tratta di una professionaità facilmente spendibile sul mercato del lavoro durante e dopo la carcerazione; permette di ridurre i costi del sistema penitenziario, la povertà e l’esclusione sociale, cause rilevanti nella recidiva di reato. 

Il progetto ha quindi contribuito a facilitare il percorso di “rieducazione del condannato” e favorito il suo reinserimento nella società.

I detenuti hanno partecipato ad un corso intensivo realizzato direttamente da soggetti che ricercavano personale formato; ha fornito abilità della sferratura; ha inoltre trasmesso le tecniche per interagire con i cavalli,  le capacità relazionali per rapportarsi con i clienti e con i medici veterinari. 

In seguito i detenuti hanno avuto la possibilità di effettuare dei tirocini con maniscalchi professionisti che si sono messi a disposizione per trasmettere le competenze necessarie per accedere al mondo del lavoro.

Ecco la testimonianza di O.A., uno dei primi detenuti a essere ammesso al corso di aiuto maniscalco: “Ero un criminale e maltrattavo i cavalli. Adesso faccio il maniscalco nel carcere di Opera. Che cosa strana, io che maltrattavo gli animali fino ad ammazzarli ora mi ritrovo a pulire le unghie…”. L’esperienza con i cavalli se l’è costruita nell’ambiente criminale delle corse clandestine, dove il suo incarico era «stabilizzarli» prima di una gara, alla quale spesso non sopravvivevano. Anche R.A., che li imbottiva di ovuli per sfruttarli come muli della droga, condannandoli a morte, adesso “cura le unghie”. Entrambi, grazie al progetto, hanno trovato una nuova strada e un nuovo rapporto con la società. 

Per realizzare il percorso di reinserimento è stato necessario il concorso di diverse figure professionali, che hanno lavorato insieme. L’impegno di ACSI Lombardia e Forum della Solidarietà della Lombardia, la collaborazione di Giacche Verdi Lombardia, U.N.O.M e gli altri soggetti pubblici e privati che hanno contribuito a dare risposte coordinate per raggiungere l’obiettivo.   

Una sfida basata su punti di forza: la volontà degli operatori, la ricerca di soluzioni non standardizzate, la creazione di percorsi personalizzati, il rispetto delle procedure stringenti imposti dalla condizione carceraria. 

Insomma, un anno di intenso lavoro in cui  abbiamo condiviso difficoltà e responsabilità, ma anche l’entusiasmo di chi insieme a noi, giorno dopo giorno, ha visto realizzarsi un’idea, creare i presupposti per abbattere la recidiva (Claudio Bartelletti, Presidente di ACSI Lombardia).